Roberto Bassi in risposta a Valentino Mercati

Caro Cavalier Mercati,

in questo momento sono in Cina per un congresso ma trovo un po’ di tempo per rispondere alla sua lettera.

Faccio una premessa che credo importante: ho cercato e cercherò ancora di prescindere dalla mia opinione personale sulla opportunità di usare OGM in agricoltura ma piuttosto di verificare insieme a Lei la fondatezza di talune affermazioni largamente utilizzate nel dibattito. Nel fare questo, mi limiterò all’aspetto scientifico della questione, l’unico in cui ho una qualche competenza. Invece, ho difficoltà a valutare le sue deduzioni basate su pronunciamenti di corti di giustizia in paesi diversi. Un giudice fa le sue deduzioni sulla base della legge vigente nel suo paese, non sui risultati scientifici disponibili nella letteratura specializzata. Infatti, corti di giustizia di paesi diversi hanno dato e continuano a dare pareri contrastanti. La legge, a sua volta, è il risultato di un processo politico in cui i partiti votano sulla base del parere di chi li vota, non dei risultati degli esperimenti. Per chiudere questa premessa le faccio notare che nonostante Lei citi sentenze di corti americane contro l’uso di OGM, questi ultimi continuano a essere largamente coltivati in tutto il paese a dimostrazione del fatto che le sentenze a favore sono state e continuano a essere di numero e livello largamente superiore a quelle contrarie. La scienza e la legge confluiscono solo nel lungo periodo, come le potrebbero raccontarle Giordano Bruno e Galileo Galilei, entrambi condannati per aver suggerito che la terra fosse una sfera.

Tornando agli erbicidi, che sembrano essere il suo terreno di discussione preferito in questa occasione, la selezione di varietà di infestanti resistenti agli erbicidi richiede con tutta evidenza che la pianta esposta sopravviva fino a riprodursi, senza di chè i semi mutati non potrebbero esistere. Penso che concorderà sul fatto che un numero multiplo di trattamenti poco efficaci in pre-emergenza lascerà in vita più individui infestanti che non pochi trattamenti efficaci in post-emergenza. Ne consegue che la probabilità di avere resistenti è MOLTO maggiore con l’uso di piante non transgeniche rispetto alla alternativa OGM. Certo, non si può escludere che la resistenza emerga anche fra le erbe infestanti i campi OGM, ma è certo MOLTO meno probabile.

Già che ci sono continuo sull’argomento con qualche considerazione sulla Sua richiesta, fatta nella prima lettera diretta alla senatrice Cattaneo, di “poter liberamente coltivare le piante medicinali e simili” senza il “pericolo di inquinamento da polline proveniente da OGM”.

Sono certo che si tratta di una svista dato che la barriera di specie è molto netta e che dunque impossibile fecondare una pianta medicinale con polline di mais o cotone transgenico. Non ci sono piante transgeniche commerciali per l’uso in erboristeria, che io sappia. Inoltre, molti transgeni vengono ormai introdotti nel genoma di un organello cellulare chiamato cloroplasto.

Siccome il cloroplasto non viene trasmesso per via maschile ( il polline), è possibile che un campo OGM venga “inquinato” da uno non OGM, ma non il contrario. La ricerca ha preso in carico l’obiezione sulla diffusione del polline e trovata una soluzione. Fateci altre obiezioni sensate e dateci un po’ di tempo: continueremo a trovare soluzioni nuove per vecchi e nuovi problemi come hanno fatto i nostri precursori durante tutto il percorso della civilizzazione umana domesticando piante ed animali per le nostre necessità.

Guilin, 21 agosto 2014

Con i migliori saluti
Roberto Bassi
Dipartimento di Biotecnologie – Università di Verona

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